Modi di procedere e vie legali

Raccomandazione generale: è consigliabile raccogliere sin dall’inizio il maggior numero possibile di prove (p. es. corrispondenza, appunti di colloqui e indirizzi di eventuali testimoni), stampare e mettere al sicuro i mezzi di prova scritti. Attenzione: le registrazioni di conversazioni e le riprese video effettuate di nascosto sono punibili e non possono essere utilizzate come prova.

Allestimento di aree di sosta, passaggio e transito permanenti

In una sua decisione, il Tribunale federale ha stabilito che, nei loro piani direttori e di utilizzazione, i Cantoni devono tener conto del bisogno di spazio dei nomadi. Di conseguenza, i Cantoni, e anche i Comuni, sono tenuti ad allestire aree di sosta. Se ai nomadi è negato il soggiorno per motivi razziali, si è in presenza di una violazione del divieto di discriminazione sancito nella Costituzione federale (art. 8 cpv. 2).

Approfondimento

Art. 8 Cost. – Uguaglianza giuridica

1 Tutti sono uguali davanti alla legge.
2 Nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell’origine, della razza, del sesso, dell’età, della lingua, della posizione sociale, del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche, e di menomazioni fisiche, mentali o psichiche.

3 Uomo e donna hanno uguali diritti. La legge ne assicura l’uguaglianza, di diritto e di fatto, in particolare per quanto concerne la famiglia, l’istruzione e il lavoro. Uomo e donna hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore.
4 La legge prevede provvedimenti per eliminare svantaggi esistenti nei confronti dei disabili.

Commento

Il principio generale dell’uguaglianza giuridica (cpv. 1) e il divieto generale di discriminazione (cpv. 2) sono rilevanti ai fini della lotta contro la discriminazione razziale. Si tratta di diritti costituzionali che possono essere invocati da tutte le persone fisiche (privati), indipendentemente dalla loro cittadinanza. Il principio generale dell’uguaglianza giuridica (cpv. 1) vale anche per le persone giuridiche (imprese, società di capitali, associazioni, fondazioni ecc.).

L’art. 8 Cost. interessa tutti i livelli statali (Confederazione, Cantoni, Comuni e altri enti amministrativi) e comprende sia la legislazione che l’applicazione del diritto. Il disciplinamento è tuttavia vincolante unicamente per lo Stato; tra privati è applicabile soltanto in misura molto limitata.

L’uguaglianza giuridica secondo il cpv. 1 non ha valore assoluto. In presenza di motivi obiettivi, una disparità di trattamento può essere legittima e ammessa, se non addirittura necessaria. L’aiuto sociale prevede, ad esempio, prestazioni diverse a seconda dello statuto di soggiorno.

Il divieto di discriminazione secondo il cpv. 2 rappresenta un «principio di uguaglianza particolare» e costituisce in pratica l’essenza dell’art. 8 Cost. Per una disparità di trattamento fondata su una delle caratteristiche menzionate è richiesta una giustificazione qualificata. Questo significa che la disparità di trattamento deve essere nell’interesse pubblico e proporzionata allo scopo (cfr. art. 36 Cost.). Il divieto non presuppone un’intenzione discriminatoria e interessa sia le discriminazioni dirette che quelle indirette.

Approfondimento

Discriminazione indiretta

Si è in presenza di una discriminazione indiretta quando basi legali, politiche o pratiche apparentemente neutre sfociano in una disparità di trattamento illegittima.

Secondo il Tribunale federale, è data «una discriminazione indiretta [...] quando una regolamentazione che non contiene disposizioni manifestamente svantaggiose per gruppi protetti contro la discriminazione svantaggia però pesantemente nei fatti gli appartenenti a uno di questi gruppi senza alcuna giustificazione obiettiva». (DTF 129 I 217 consid. 2.1 pag. 224).

Approfondimento

Discriminazione diretta

Secondo il Tribunale federale si è in presenza di discriminazione diretta se una persona subisce una disparità di trattamento dovuta soltanto alla sua appartenenza a un gruppo che in passato è stato tendenzialmente emarginato e trattato come inferiore e lo è tuttora. L’Alta corte ritiene che la discriminazione rappresenti un tipo qualificato di disparità di trattamento di persone in situazioni paragonabili, in quanto svantaggia una persona in maniera umiliante ed emarginante unicamente a causa di un tratto distintivo che costituisce una parte determinante della sua identità e che non può essere abbandonato o può esserlo soltanto difficilmente. La discriminazione tocca pertanto anche aspetti della dignità umana. (DTF 126 II 377 consid. 6a pag. 392 seg.).

La discriminazione diretta va distinta dalla disparità di trattamento dovuta a criteri o motivi legittimi.

L’elenco delle caratteristiche di cui al cpv. 2 non è esaustivo. Per origine s’intende l’origine geografica, etnica, nazionale o culturale che ha plasmato l’identità del soggetto. Le differenziazioni a seconda della cittadinanza sono rette in primo luogo dal cpv. 1. Nel termine «razza», oggi alquanto obsoleto nell’Europa continentale, sono sussunte caratteristiche quali il colore della pelle o l’origine. Le caratteristiche lingua e convinzioni sono disciplinate anche in altri articoli (art. 18 Cost., libertà di lingua; art. 15 Cost., libertà di credo e di coscienza e art. 16 Cost., libertà d’opinione e d’informazione).

Per ulteriori informazioni (in tedesco):
Fahrende auf Privatland;
Halteplätze für Jenische, Sinti und Roma

Esercizio delle aree

Nell’esercizio di aree ufficiali, ma anche in caso di sosta spontanea, sorgono frequentemente conflitti tra le autorità e la società maggioritaria stanziale. In caso di conflitto, ci si può rivolgere alle organizzazioni degli jenisch, dei sinti e dei rom, alla Fondazione «Un futuro per i nomadi svizzeri» o a un difensore civico cantonale o comunale. Sono per altro in corso di svolgimento anche progetti di mediazione – in particolare in caso di conflitti con rom stranieri nomadi.

Se il regolamento di un’area sembra discriminatorio o è applicato in maniera discriminatoria, si raccomanda di chiedere, se necessario, una decisione impugnabile. Una volta emanata, la decisione va impugnata nella procedura amministrativa ordinaria.

Affitto temporaneo di terreni (sosta spontanea)

Se un terreno privato solitamente adibito ad altri scopi è affittato per una sosta spontanea, vanno concordate le condizioni con il proprietario (modello di contratto per la sosta spontanea: Spontaner Halt: Mustermietvertrag; Fahrende auf Privatland). Ai proprietari si raccomanda di informare il proprio Comune della locazione sporadica dei loro terreni. Se divieti di campeggio comunali o cantonali o altre prescrizioni vietano la sosta spontanea è possibile impugnarli facendone valere gli effetti discriminatori.

Se il proprietario vuole mettere a disposizione un suo terreno, ma non può perché vige un divieto e la polizia o altri pubblici ufficiali allontanano i locatari, va richiesta una decisione impugnabile. Una volta emanata, la decisione va impugnata. Se la polizia o altri pubblici ufficiali non emanano alcuna decisione, va fatto valere per scritto che avrebbero dovuto farlo. Allo stesso tempo bisogna chiedere per scritto che la sosta spontanea sia ammessa. Una volta emanata, la decisione va impugnata nella procedura amministrativa ordinaria.

Possibili modi di procedere

Procedura amministrativa ordinaria (opposizione, ricorso, ricorso amministrativo, ricorso di diritto amministrativo)

Per presentare un ricorso amministrativo è necessaria una decisione impugnabile (cfr. a livello federale art. 25a PA). La procedura e i rimedi giuridici variano secondo l’autorità, il settore giuridico e l’ente pubblico. I servizi di consulenza giuridica del Cantone interessato forniscono informazioni in merito. I termini e le prescrizioni formali devono essere rispettati.
Se il ricorso è accolto, secondo le circostanze, l’autorità riconosciuta colpevole di discriminazione può essere condannata a versare una riparazione morale per lesione della personalità. Di norma un risarcimento è però richiesto mediante un’azione di responsabilità dello Stato. L’importo è commisurato alla gravità della lesione e alla colpa dell’autore. La riparazione morale ammonta di norma ad alcune centinaia di franchi al massimo.

Ricorso all’autorità di vigilanza

Ogni persona, non solo quella direttamente interessata, può presentare un ricorso all’autorità di vigilanza, ossia di regola l’organo superiore all’organizzazione in questione. Il ricorso non è vincolato ad alcun termine o forma. Contrariamente al ricorso amministrativo, non è necessario che sia stata emessa una decisione. L’autorità di vigilanza non è tenuta a entrare nel merito del ricorso e generalmente lo fa soltanto in caso di reiterate violazioni del diritto. Si può tuttavia presupporre che nel caso di un’autorità sospettata di atti razzisti vi sia un serio interesse pubblico ad accertare i fatti. Il ricorso all’autorità di vigilanza è indicato soprattutto nel caso in cui nessun altro rimedio giuridico abbia buone probabilità di successo e vi siano reiterate violazioni del diritto. Attenzione: il ricorso all’autorità di vigilanza non ha effetto sospensivo su eventuali termini.

Azione di responsabilità dello Stato (responsabilità dello Stato per atti razzisti)

Il procedimento per responsabilità va avviato soltanto se si hanno prove concrete di un danno materiale (p. es. se a causa del rifiuto del permesso di soggiorno non è possibile esercitare alcuna attività professionale) o immateriale (lesione della personalità). La Confederazione, i Cantoni e i Comuni hanno regolamenti diversi. L’importo di un eventuale risarcimento è commisurato alla gravità della lesione e alla colpa dell’autore e ammonta di regola ad alcune centinaia di franchi al massimo. Maggiori informazioni sulla responsabilità dello Stato (in tedesco).

Reclamo presso un difensore civico cantonale o comunale

Se possibile, è consigliabile rivolgersi dapprima a un difensore civico. Se vi sono scadenze in corso, è opportuno avviare al contempo il procedimento legale ordinario, poiché il reclamo presso il difensore civico non ha effetto sospensivo sui termini. I difensori civici ricevono i reclami e fungono da mediatori tra la popolazione e l’amministrazione pubblica. L’obiettivo è proteggere le persone da comportamenti arbitrari e scorretti dell’amministrazione e di tutelare l’amministrazione da accuse ingiustificate. Di norma, i reclami possono essere presentati in forma scritta od orale. Il difensore civico verifica se l’amministrazione ha agito in modo inappropriato, prende posizione e cerca una soluzione soddisfacente per entrambe le parti. Ha un ampio potere di accertamento (consultazione degli atti, diritto d’informazione), ma non ha facoltà di impartire istruzioni o di disporre, non può infliggere multe o altre sanzioni, né revocare o modificare decisioni amministrative. Generalmente gode di un’alta considerazione presso le autorità e il suo intervento può produrre effetti anche senza facoltà formali.