Parallelamente agli accertamenti giuridici (o basandosi su di essi), nella maggior parte dei casi conviene – nel limite del possibile – cercare il dialogo con le persone e i servizi coinvolti.
Senza testimoni è pressoché impossibile e comunque molto difficile dimostrare il carattere discriminatorio di una preselezione. In teoria, però, sono disponibili i consueti rimedi giuridici.
Per agevolare l’assunzione delle prove, la persona interessata dovrebbe chiedere al datore di lavoro pubblico di motivare per scritto la mancata assunzione. Questo, tuttavia, non è un diritto: i datori di lavoro possono limitarsi a respingere la candidatura per telefono o rifiutarsi di fornire una motivazione.
Per presentare un ricorso amministrativo, sono necessari una decisione impugnabile (cfr. a livello federale art. 25a PA) e un interesse degno di protezione. La discriminazione razziale deve essere comprovata, ad esempio da testimoni o con altri mezzi di prova, il che può rivelarsi difficile.
Raccomandazione generale: è consigliabile raccogliere sin dall’inizio il maggior numero possibile di prove (p. es. corrispondenza, appunti di colloqui e indirizzi di eventuali testimoni), stampare e mettere al sicuro i mezzi di prova scritti. Attenzione: le registrazioni di conversazioni e le riprese video effettuate di nascosto sono punibili e non possono essere utilizzate come prova.
Reclamo presso un difensore civico cantonale o comunale
Se possibile, è consigliabile rivolgersi dapprima a un difensore civico. Se vi sono scadenze in corso, è opportuno avviare al contempo il procedimento legale ordinario, poiché il reclamo presso il difensore civico non ha effetto sospensivo sui termini. I difensori civici ricevono i reclami e fungono da mediatori tra la popolazione e l’amministrazione pubblica. L’obiettivo è proteggere le persone da comportamenti arbitrari e scorretti dell’amministrazione e di tutelare l’amministrazione da accuse ingiustificate. Di norma, i reclami possono essere presentati in forma scritta od orale. Il difensore civico verifica se l’amministrazione ha agito in modo inappropriato, prende posizione e cerca una soluzione soddisfacente per entrambe le parti. Ha un ampio potere di accertamento (consultazione degli atti, diritto d’informazione), ma non ha facoltà di impartire istruzioni o di disporre, non può infliggere multe o altre sanzioni, né revocare o modificare decisioni amministrative. Generalmente gode di un’alta considerazione presso le autorità e il suo intervento può produrre effetti anche senza facoltà formali.
Ricorso all’autorità di vigilanza
Ogni persona, non solo quella direttamente interessata, può presentare un ricorso all’autorità di vigilanza, ossia di regola l’organo superiore all’organizzazione in questione. Il ricorso non è vincolato ad alcun termine o forma. Contrariamente al ricorso amministrativo, non è necessario che sia stata emessa una decisione. L’autorità di vigilanza non è tenuta a entrare nel merito del ricorso e generalmente lo fa soltanto in caso di reiterate violazioni del diritto. Si può tuttavia presupporre che nel caso di un’autorità sospettata di atti razzisti vi sia un serio interesse pubblico ad accertare i fatti. Il ricorso all’autorità di vigilanza è indicato soprattutto nel caso in cui nessun altro rimedio giuridico abbia buone probabilità di successo e vi siano reiterate violazioni del diritto. Attenzione: il ricorso all’autorità di vigilanza non ha effetto sospensivo su eventuali termini.
Procedura amministrativa ordinaria (opposizione, ricorso, ricorso amministrativo, ricorso di diritto amministrativo)
Per avviare una procedura amministrativa deve essere stata emessa una decisione impugnabile (cfr. a livello federale l’art. 25a PA). La procedura e i rimedi giuridici variano secondo l’autorità, il settore giuridico e l’ente pubblico. I termini e le prescrizioni formali devono essere rispettati. I servizi di consulenza giuridica del proprio Cantone possono fornire informazioni in merito.
Nell’istanza si dovrebbero esporre in dettaglio i motivi per cui si contesta all’autorità una discriminazione razziale. In questo modo, secondo la legge sul personale applicabile, è possibile chiedere un risarcimento sotto forma di riparazione morale. Altrimenti può essere chiesta una riparazione morale intentando un’azione per responsabilità dello Stato. L’importo è commisurato alla gravità dell’azione e alla colpa dell’autore e ammonta di regola ad alcune centinaia di franchi al massimo. Se il posto non è ancora stato assegnato, in alcuni casi l’autorità responsabile può essere obbligata a rivalutare la candidatura. Un’altra possibilità potrebbe essere il versamento alla persona discriminata di un’indennità pari alle spese cagionate dalla candidatura (preparazione del dossier, copie, spese postali ecc.).
Le probabilità di successo di una procedura amministrativa sono però piuttosto scarse.